Il regolamento Copernicus, prodotto del vecchio programma GMES di monitoraggio satellitare, presenta una novità sostanziale, importante in questi tempi di crisi: si prefigge, infatti di creare un mercato per le applicazioni.
Pur essendo un programma di punta dell’UE, anche in considerazione dei risvolti di sicurezza ad esso associabili, soprattutto per i compiti di controllo e sorveglianza del territorio e del mare, i finanziamenti previsti inizialmente sono stati falcidiati a causa della riduzione del bilancio, mettendone seriamente in pericolo la fattibilità: l’ESA (e non l’UE) ha dovuto dunque farsi carico del finanziamento a medio-lungo termine delle operazioni per le attività spaziali.
Il regolamento è stato approvato a tempo di record dal momento in cui è arrivato all’esame del Parlamento, segno anche della assoluta convergenza di tutti i Gruppi sulla priorità dell’argomento.
Oggi si vota in plenaria l’atto finale, l’accordo intergovernativo, raggiunto il 20 dicembre 2013, in prima lettura, grazie al supporto deciso del Parlamento nella risoluzione dei due nodi essenziali della proposta: politica dei dati e governance.
La fornitura dei dati sarà gratuita per gli Stati Membri (incluse dunque le ONG, le autorità locali e le Università e i centri di ricerca).Una rete di autorità regionali si occuperà della loro distribuzione sul territorio.
Per la governance, la Commissione manterrà l’autorità generale di controllo e rendicontazione ma delegherà ad ESA ed EUMETSAT l’autorità di appalto e di gestione per sostanziose parti del programma.
I satelliti di “Copernicus” forniranno dati concernenti l’ambiente, come la concentrazione dei gas a effetto serra, i livelli di ozono e delle sostanze che condizionano le temperature e la qualità complessiva dell’aria che respiriamo.
Saranno inoltre in grado di fornire rilevazioni fotografiche e mappe dettagliate del territorio, essenziali per operazioni di soccorso nell’eventualità di terremoti e uragani , incendi boschivi o altri disastri naturali ma anche nel caso di dispersioni in mare.
Le applicazioni più importanti riguarderanno l’agricoltura e la pesca: attraverso i dati Copernicus sarà possibile, ad esempio, controllare la fertilità del suolo, la disponibilità d’acqua, il tasso di umidità e prevenire processi di desertificazione e inaridimento o di inquinamento dell’acqua.
I dati che i satelliti possono trasmettere permettono, inoltre, di pianificare le nostre regioni e città in modo più efficiente.
I vantaggi a medio e lungo termine per la crescita e l’occupazione sono enormi: si prevede un ritorno economico di circa 30 miliardi di euro e almeno 50000 nuovi posti di lavoro per la durata del programma (2015-2030).
Secondo alcuni studi, tali numeri potrebbero essere moltiplicati per 5 o 10 se saranno adottate le necessarie misure di facilitazione dello sviluppo dei servizi, ovvero un nuovo mercato per le applicazioni, che potrà fungere da volano per la creazione di posti di lavoro altamente specializzati in un settore tecnologico di punta ancora competitivo a livello internazionale.
L’Italia, per inciso, è uno dei 4 Paesi europei in cui la ricerca e l’industria spaziale e delle applicazioni spaziali sono maggiormente sviluppate e all’avanguardia.